giovedì, gennaio 29, 2009

Sulla moda del momento: il negazionismo storico (con una deriva border sulla libertà di pensiero)

In questi giorni la moda del momento è il negazionismo. Interessante notare che la stragrande maggioranza di chi ne ha parlato non conosce minimamente il fenomeno, ma questa ormai è la prassi. Comunque tutti sono di colpo diventati esperti di storia, ed in particolare di negazionismo (i più bravi anche di revisionismo). Se volete saperne di più potete visitare il sito dell'AAARG: il revisionismo olocaustico italiano. Si tratta di tesi prive di alcune credibilità nel mondo accademico, ma sono convinto che il revisionismo, nato negli anni '70 con Rassinier e Faurisson e sfociato presto nel negazionismo, ha fatto molto bene alla ricerca perché ha costretto gli storici veri ad alzare il tiro, a non dare mai niente per scontato, ad approfondire in maniera scientifica e rigorosa il loro lavoro, a migliorare la qualità dei loro studi. E' come quando un virus colpisce il tuo corpo: se guarisci ne esci rafforzato.
Resta, pesante come un macigno, il problema della libertà di pensiero. Si perché bisogna mettersi d'accordo per una buona volta: la libertà di pensiero è un problema. E grande anche. La libertà di pensiero è un qualcosa di faticoso, doloroso, duro, imprevedibile e inarrestabile. Non la si può accettare soltanto quando gli altri la pensano come noi: se io sono libero di credere che un uomo è risorto, devo poter essere libero di credere anche che le camere a gas non sono mai esistite, o di aver visto un Ufo. Non si può cambiare la testa della gente con le carte bollate, facendo leggi ad hoc o dichiarando verità rivelate. Questo è il problema di fondo a cui non ci si vuole rassegnare. Nel momento in cui accetto come valore assoluto la libertà di pensiero devo prepararmi a confrontarmi con le più grandi aberrazioni che la cosa comporta. E non sto qui a citare la solita frase di Voltaire, che tra l'altro sintetizza in maniera esemplare il concetto che sto tentando di esprimere. Basta vedere cos'è successo oggi con Napolitano: ogni volta che esprime una critica legittima a qualcuno tutti si indignano e parlano di "grave attacco istituzionale", e via andare con la solita retorica piena soltanto di enfasi. Per quanto riguarda la libertà di pensiero c'è poco da fare, in Europa abbiamo soltanto da imparare dagli Stati Uniti, l'unico paese occidentale in cui uno come Obama sta alla casa bianca mentre i nazisti dell'Illinois sono liberi di sfilare, e i revisionisti duri e puri possono organizzare ogni anno i loro convegni.
Naturalmente il problema di fondo è che quando entra in scena la politica tutto diventa ingestibile, soprattutto se si parla di tematiche di questa portata. Senza divagare troppo resto convinto che la ricerca storica cominci ad avere senso quando sono passati 200 anni dall'oggetto di studio: prima è tutto politica, speculazione, ipotesi, gossip, ricordo, sentito dire, interesse di parte e vista offuscata e inquinata dalla vicinanza. La Storia la puoi studiare e capire soltanto se parti da lontano. E' solo partendo da lonano che arrivi all'oggi, perché la Storia ci parla sempre dell'oggi, anche quando la data sul calendario segna il 572 a.C.
Comunque al di là delle tante parole a vanvera lette sui giornali, vorrei spostare l'accento del problema su una frase detta oggi dal capo dei lefebvriani del nord est, tale Floriano Abrahamowicz: «Se monsignor Williamson avesse negato alla televisione il genocidio di un milione e 200 mila armeni da parte dei turchi, non penso che tutti i giornali avrebbero parlato delle sue dichiarazioni nei termini in cui lo stanno facendo ora». Non so perché ma questa è una di quelle frasi che mi mette terribilmente a disagio. O forse lo so il perché, ma preferisco far finta di niente.

4 commenti:

Unknown ha detto...

eh, caro. io non dico che i lefevriani siano simpatici o che, ma penso che sia perfettamente inutile rilanciare le loro idee per le quali vengono poi messi a pubblica gogna. per come la vedo io, se un'idea è un'idea del cazzo, tale resta, a prescindere che il grande pubblico lo sappia oppure no. pena di morte, reazione armata, negazione dell'olocausto fanno parte di un sistema di pensiero medievale che si insinua nel presente come un residuato bellico, buono per un museo. un museo delle idee, se vuoi, che anch'io non credo riescano a essere combattute a carte bollate.
all'università un tizio aveva fatto una tesina al corso di penale comparato nella quale analizzava la repressione penale del negazionismo in europa. le leggi, ovviamente, non sono tutte giuste e così -non ricordo in che civilissimo paese- si poteva essere puniti se si metteva in dubbio le risultanze del processo di norimberga, risultanze che in qualche caso sono state dimostrate come storicmente inaccurate (ricordo una strage in polonia addossata ai nazisti la cui responsabilità era invece in capo ai sovietici). il problema non è solo il punto di riferimento della legge, ma la legge stessa e il diritto di opinione, e per i lefevriani il problema minore secondo me è la tesi negazionista: se fossi cattolico, mi indignerei ma dovrei tener presente che l'apostolicità della chiesa romana comprende l'opus dei come i missionari, i lefevriani come i cd preti no global...
riassumendo: la chiesa è grande e non mi riguarda, le teste di cazzo sì, ma preferisco lasciarle nel loro brodo. il dubbio va sempre coltivato e non ci sono più le mezze stagioni (no, perchè mi rendo conto che poi uno scrive banalità e ne aggiunge qualcuna in più del necessario...che vuoi farci, è venerdì e preferisco riderci su... anche perchè il mio sistema di valori è così distante dal loro che credo solo l'ironia possa salvarli).
ps. butto su senza rileggere e senza aver ben capito dove volevo andare a parare.

Giacomo Brunoro ha detto...

Hai centrato il punto Ale. I paesi di cui parli sono Germania e Francia (in Germania è addirittura vietato stampare il Mein Kampf): è chiaro che si tratta di leggi palesemente sbagliate, per quanto maturate con le migliori intenzioni. In Italia qualcosa di simile è la legge Mancino, e lo stesso discorso si potrebbe fare per il reato di "apologia di" che è una palese violazione della libertà di pensiero. Per quanto riguarda il processo di Norimberga potremmo stare a discutere ore, ma è chiaro che la Storia la scrivono i vincitori: giusto per fare un esempio (tutto molto alla cialtrona, ma serve per far capire il senso della cosa), uno dei cardini della difesa a norimberga è stato il così detto "ho eseguito degli ordini". Naturalmente questa cosa non è passata e sono stati tutti condannati. Ora nessuno dice che questa strategia di difesa era stata attuata perchè i codici militari degli alleati prevedevano che nessun militare potesse essere accusato se dimostrava di aver obbedito ad ordini dei suoi superiori, e questo è soltanto un piccolo esempio della gestione a dir poco spregiudicata di quello che è stato essenzialmente un processo politico (come doveva essere). come dire, per noi alleati certe regole vanno bene, per voi nazisti no. Ma il discorso sarebbe lunghissimo e poi si corre sempre sul filo del rasoio...
Una sola cosa ti contesto: e basta con questo definire "medievale" tutto quello che è negativo o arcaico, non è così! (qui esce il mio essere di fondo un medievista frustrato)

Unknown ha detto...

ove medievale leggasi "barbarico, ante Concilio di Trento,preilluminista, profondamente annichilente la dignità dell'individuo in ragione di un'ordine soprannaturale che tutto può, fondato sulla lex divina"...
e potrei star qui ancora parecchio...ma se ti piace di più...
:P

con riferimento al concetto di legge, potrei star qui ore a dirti che il positivismo giuridico e il naturalismo la vedono diversamente, circa la giustezza di una legge ecc. ecc. io, da giurista dico che piaccia o no, questa è la legge. e per cambiarla bisogna che ci sia a)una modifica interna al sistema (léggi: una modifica alla legge) oppure b) un evento extra sistema (léggi: rivoluzione, guerra nucleare, gozilla con una divisa da lefevriano...)

Giacomo Brunoro ha detto...

ehehehe... certo che ho capito a cosa ti riferisci con "medievale", ma ti assicuro che potremmo stare a discutere per giorni su questa cosa e torneremmo sempre al punto di partenza.

sulla legge siamo tutti d'accordo credo con il fatto che viene scritta da chi vince (come la storia appunto), ma come ti dicevo non sono un esperto e il discorso mi sembra un tantino lunghetto....