giovedì, febbraio 05, 2009

Un messaggio per Beppino Englaro

Ecco una delle poche cose sensate che ho letto sul caso Eluana. La riporto pari pari dal blog Bioetica:

«Buongiorno sig. Englaro,

le scrivo solo per esprimerle tutta la mia solidarietà e la comprensione in un momento tanto delicato e drammatico. Momento che tutto ciò che sta accadendo non le consente di vivere come chiunque dovrebbe poter vivere, in privato, a contatto con l’immenso e misterioso mondo del dolore, inimmaginabile per chi ne sta al di fuori.
Ma se non posso arrivare a comprendere il dolore fino in fondo però mi è chiarissima la consapevolezza dell’indignazione per ciò che le sta capitando intorno, per i cinque minuti di palcoscenico che molti stanno credendo di guadagnarsi lanciando giudizi e anatemi, nella speranza forse di guadagnarsi una visibilità maggiore.
Ecco, scrivere una cosa per lei e per sua figlia mi pare una piccola forma di protezione e di rispetto, in un momento tanto delicato.

La abbraccio forte.

Elena».

Silencio. No hay banda (questo lo aggiungo io).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Egregio Signor Englaro,

Le rivolgiamo tutta la nostra simpatia e le assicuriamo il nostro sostegno nella procedura per liberare sua figlia Eluana dalla prigione del suo corpo.
Per l’amore della sua sfortunata figlia, lei ha sfidato e sfida con dignità e determinazione ogni avversità. Ciò la onora e dà la giusta misura della sua abnegazione.
Noi abbiamo percorso il suo stesso calvario e sappiamo quali siano le sofferenze inflitte ai corpi dei nostri figli.
La Francia ha promulgato una legge nell’aprile del 2005, che porta il nome del suo promotore ‘Loi Leonetti’, che consente l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione nei casi di coma vegetativo irreversibile oppure nella fase terminale di malattie incurabili, dietro reiterata richiesta dei pazienti.
Questa legge prevede parallelamente un accompagnamento antidolorifico fino al decesso.
Nel nostro caso, noi abbiamo chiesto l’applicazione di tale legge per nostro figlio Hervé che era in coma vegetativo da otto anni e mezzo.
Dopo una lotta durata 14 mesi per vincere la reticenza dei medici, la nostra richiesta è stata accettata. Nostro figlio è deceduto dopo 6 giorni di atroce agonia senza alcun sedativo, poiché i medici temevano che morisse troppo rapidamente, paventando provvedimenti giudiziari. Cosicchè questa legge, seppure precorra i tempi, contiene i germi di questo dramma umano.
Infatti l’eutanasia è proibita nel nostro Paese e il limite tra il lecito (lasciar morire) e l’illecito (aiutare a morire) è molto sottile.
Il coma vegetativo non è né la vita né la morte né il riposo del corpo, che subisce il restringimento dello scheletro, piaghe da decubito, soffocamenti e rigurgiti continui.
Tutto ciò non può essere la volontà di Dio, giacchè Dio è amore e se la sua volontà fosse stata rispettata, i nostri ragazzi sarebbero morti nella pace dell’anima, da tempo.
Questa tortura è dovuta alla tecnologia medica non supportata da un’etica presa di coscienza né dalla ragionevolezza delle tre religioni monoteistiche, protetta pure dall’accecamento dei soliti dispensatori di giudizi.
Le siamo riconoscenti, gentile signor Englaro, del suo efficace contributo per vincere questa battaglia, pronti a instaurare un dibattito aperto sull’eutanasia sia in Italia che oltre tutte le frontiere.
Con il nostro più cordiale rispetto,
Paul e Danièle.