martedì, settembre 30, 2008

Raccontare una storia

Leggo di molte polemiche sull'ultimo film di Spike Lee, Miracolo a Sant'Anna. Da sempre i film che hanno la pretesa di raccontare la storia recente mi lasciano molto scettico, soprattutto quando si crede di poter capire la realtà storica e sociale di un Paese straniero, vizio atavico dell'Occidente: guardiamo un film e leggiamo un libro di un giornalista (rigorosamente americano) e di colpo crediamo di sapere tutto sul Tibet o sull'Amazzonia (a proposito, perché non si parla più dell'Amazzonia? non va più di moda?). Del resto è anche vero che uno sguardo esterno alle parti in causa può analizzare la situazione con maggiore lucidità. In ongi caso non ho ancora visto il film di Spike Lee e quindi non sono in grado di parlarne, però credo che valga la pena segnalare le parole di James McBride (sceneggiatore del film e autore del romanzo a cui il film è ispirato) riportate da Corriere.it: «Chiedo scusa se ho urtato la suscettibilità o la sensibilità dei partigiani. Però è una storia di finzione, romanzata, nata il giorno in cui sono entrato nel villaggio di Sant'Anna di Stazzema. Nessuno parlava più dell'eccidio, c'è voluto un film e un romanzo, che non è un libro di storia. Ho raccontato la guerra attraverso un fatto che mette contro padri e fratelli e distrugge rapporti d'amicizia. Una storia che noi uomini di colore sentiamo ancora più vicino, eravamo parte integrante della guerra e abbiamo il diritto di scriverne. È meglio parlare di queste cose che dell'ultima puntata del Grande fratello. Oggi sono tutti partigiani. Ma all'epoca solo una piccola parte».
Ecco, quel oggi sono tutti partigiani non mi sento di condividerlo (si vede che McBride non è aggiornatissimo sulla situazione politica italiana), ma su tutto il resto si. Siamo di fronte ad un discorso di un'onestà intellettuale invidiabile: un autore rivendica con orgoglio il diritto a raccontare una storia, non La Storia, senza la falsa presunzione di chi invece si sente depositario della Verità (ogni riferimento a Mr. Spielberg è puramente casuale).

1 commento:

IO ha detto...

il problema è che non bisognerebbe credere che film, libri e purtroppo anche tg e quotidiani, visto che raggiungono il grande pubblico dicano sempre delle verità. Il discorso dell'offendere la sensibilità lascia il tempo che trova, perchè qualsiasi cosa uno faccia in qualche verso offende la sensibilità di qualcun'altro. Io credo che la polemica nasca dal fatto che quel che tratta il film sia più reale del ricordo che vuole avere l'italia di quel momento buio. E credo che come dice spike non per tutti i partigiani erano degli eroi, e non per tutti mussolini era un dittatore. Però ci piace credere queste cose (fermo restando che per me mussolini era un dittatore e le leggi razziali una cosa scandalosa).