Che dire? Ieri avevo l'impressione di vivere in una Repubblica delle banane (strano...). Tutti a parlare del nulla: ammazzano un ragazzo alle 9.30 di mattina e non si capisce più niente. Fino a pomeriggio inoltrato nessuno sa come siano andati i fatti, nessuno in grado di ricostruire la vicenda. Il risultato? Disastri in mezza Italia. L'impressione è che ci troviamo di fronte ad uno Stato incapace di mantenere l'ordine pubblico quando a muoversi sono gli ultras. Basta vedere quello che è successo a Roma ieri notte. Credo che ormai abbiamo superato il punto di non ritorno se, per un episodio da cronaca nera che nulla ha a che vedere con il calcio, succede quello che è successo. Il mondo ultras sta impazzendo: è una polveriera pronta ad esplodere alla prima occasione. E non importa che il calcio c'entri in qualche modo. Ma allora ha ancora senso continuare? In questo modo no, smettiamo di giocare perchè non si diverte più nessuno. Ora le società devono svegliarsi, devono assumersi le loro responsabilità: o trasformano il calcio in un evento sportivo come succede negli Usa con il basket o con il football (ma anche in Inghilterra con il calcio o con il rugby) oppure siamo condannati a scendere sempre più nell'abisso. La Polizia e le forze dell'ordine in generale devono cambiare, devono interrogarsi sul perchè di questo odio nei loro confronti in tutto il Paese. E sto parlando di un fenomeno grave, che ci tocca tutti: dall'insofferenza per la multa presa sottocasa all'ostilità più o meno manifesta nei confronti delle forze dell'ordine. Il problema è politico, c'è poco da fare: bisogna ripensare tutto, è tutto sbagliato, è tutto da rifare. Per non parlare poi dei giornalisti italiani che ieri hanno dimostrato un livello di professionalità imbarazzante, in primis quelli televesivi (che ormai non sanno neanche più cosa vuol dire fare giornalismo, l'importante è stare lì con il culo piazzato in tv).
lunedì, novembre 12, 2007
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