Leggo l'Espresso e resto basito: articolo al limite del ridicolo sulla rete, con tanto di Grillo in copertina (lo trovate qui). Tra le tante sparate mi sento di salvare soltanto il box con l'intervista a Howard Rheingold, sintetizzata alla grande con la frase cliccate ma non fidatevi, che è un po' quello che dico da sempre anch'io. Per il resto si continua con il malinteso di fondo: non si vuole capire che internet non è altro che uno strumento, e come tale dipende dalle persone che lo utilizzano. Punto. Come si fa a parlare di internet come un grande fratello che può diventare più persuasivo e pericoloso della televisione? Ma si può scrivere una cazzata simile? L'impressione è che in Italia siamo veramente all'anno zero per quanto riguarda la conoscenza della rete e lo dico con tanta amarezza.
Bella intervista ad Umberto Eco sul Venerdì: «Io davanti al gioco delle identità di Frizzi non resisto. Mi dà noia, ma non resisto. Voglio sapere se quello è un macellaio o un castratore di pulcini. I miei sono i gusti della casalinga di Voghera: se deve essere televisione che sia televisione. In un casino non cerchi le duchesse». Sottoscrivo ogni singola parola (poi se leggete l'intervista trovate un sacco di altre cose molto più intelligenti). Sempre nel Venerdì si parla de Le Cronache del Rum: ho sempre avuto un debole per Hunter S. Thompson e quindi credo proprio che lo leggerò a breve, anche se il giornalista che ha scritto il pezzo doveva documentarsi ed osare un po' di più, soprattutto quando ha parlato del suicidio del nostro Gonzo preferito: la sensazione è che si sia limitato a leggere la voce su Wikipedia.
Nel complesso resto un po' deluso dal nuovo corso del settimanale di Repubblica: alla fin fine sembra più un grande contenitore di pubblicità che un settimanale. Penoso il contromano di Curzio Maltese che, tanto per cambiare, parla di qualcosa che non conosce (la rete) e lo fa con una supponenza davvero fastidiosa. Purtroppo mi accorgo che Giorgio Bocca è sempre presente (speravo che nel nuovo corso si facesse un po' di restyling anche nelle firme: era un'illusione). In un paese malato di gerentofilia come il nostro è tutto normale.
Panorama non mi attira per nulla: una copertina talmente politica e preconfenzionata mi annoia, ho già paura di quello che potrei trovarci dentro (anche se, in linea di fondo, sono in parte d'accordo con la tesi di fondo). Interessante l'intervista a Ghini sul Corriere Magazine anche se, nonostante tutto, non riesco proprio a farmelo stare simpatico.
In questi giorni ho anche finito di leggere alluminio, prossimamente ne parlo con un po' di più calma.
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