martedì, giugno 26, 2007

È morto Luigi Meneghello

Se ne va uno degli ultimi grandi maestri del nostro tempo. Anzi, di un altro tempo, un tempo che non esiste più da un pezzo. Non so perchè ma ho sempre associato la figura di Meneghello a quella di Giovanni Mosca, soprattutto al Mosca di Ricordi di scuola. Forse perchè si trattava di due veri e propri giganti caduti per caso in mezzo ad un mondo di nani.

«Ci sono due strati nella personalità di un uomo; sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quanto se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto. C’è un nòcciolo indistruttibile di materia apprehended, presa coi tralci prensili dei sensi; la parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito dato che ci hanno insegnato a ragionare in un’altra lingua. Questo vale sooprattutto per i nomi delle cose. Ma questo nòcciolo di materia primordiale (sia nei nomi che in ogni altra parola) contiene forze incontrollabili proprio perché esiste in una sfera pre-logica dove le associazioni sono libere e fondamentalmente folli. Il dialetto è dunque per certi versi realtà e per altri versi follia». (Luigi Meneghello, Libera Nos A Malo)

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