domenica, maggio 27, 2007

Trattoria toscana da Aldo

Quando torno a Milano di domenica sono sempre un po' malinconico. Ecco allora un vecchio post, apparso il 3 febbraio 2003 in un mio vecchio blog, ormai defunto da tempo. Si parlava di uno pochi posti magici di Milano, la Trattoria toscana da Aldo. A Milano la domenica è chiuso pure lui.

La settimana ho scoperto il "ristorante" più affascinante di Milano, un ambiente surreale che avrebbe fatto impazzire uno come Fellini. Il posto è da Aldo, Trattoria Toscana, in viale Sarca, più o meno all'atezza della Pirelli. Di colpo mi è sembrato di entrare dentro ad un vecchio numero di Alan Ford, quelli splendidi ed irripetibili di Magnus & Bunker però.
Entri dentro e ti rendi subito conto che qualcosa che non va: l'arredamento (se così si può chiamare) è un misto tra fatiscente, trash, decadente e cattivo gusto. L'ho scoperto per caso, mentre ero Jacopo alla disperata ricerca di un caffè (sembra assurdo dove sto io non si trova nemmeno un bar aperto) e devo dire che siamo rimasti subito colpiti dall'aria che si respirava e, soprattutto, dagli avventori della nostra trattoria (inizio a capire dove Magnus trovasse l'ispirazione per le sue tavole di Alan Ford). La settimana scorsa poi avevo il frigo vuoto, era venuto Jacopo a cena e così abbiamo deciso di scendere da Aldo. Era un martedì, serata abbastanza fredda, e nel locale c'era una tavolata di operai siculo/calabresi/meneghini non meglio identificati (ed identificabili), alcuni con una faccia ed un abbigliamento che gridavano gabbio a distanza di kilometri, e una coppia di nonnetti ultranoventenni (la classica coppia di "sposini" che ha il suo tavolo fisso in trattoria): ci siamo seduti, e abbiamo ordinato al cameriere, un losco figuro zoppo che sembrava sopravvissuto a fatica agli anni '70. Ordinato è una parola grossa, dato che il cameriere non si ricordava neanche cosa ci fosse in menù (non esisteva un menù scritto); dopo una brevissima contrattazione abbiamo preso un primo. Ravioli e tagliatelle: noi avevamo ordinato soltanto i ravioli alla panna, ma non ce n'erano abbastanza e così di sua spontanea iniziativa ci ha portato un piatto misto di ravioli al ragù (ma non dovevano essere alla panna? boh... comunque erano buoni) e di tagliatelle. Per secondo siamo andati sul leggero: salame felino (l'unico affettato disponibile; alla nostra domanda: "ma com'è, buono?" il cameriere ha risposto: ma... è salame... felino...) e un quarto di pollo allo spiedo (alla faccia della pestilenza dei polli). Il tutto innaffiato da rosso che non era proprio di prima, ma neanche di terza. Dessert niente (alla nostra domanda cos'ha avete di dessert? non è seguita nessuna risposta), un bicchiere di Averna (niente ghiaccio) e due caffè. 15 euri in due... Mi accorgo però che non ho ancora minimamente descritto il locale: a parte una specie di poster/bandiera con scritto w la figa a lettere cubitali appeso sul muro e un enorme vibratore in lattice con tanto di palle appeso in cucina, tutto il locale è arredato con trofei sportivi (rugby, calcio, ciclismo, pallacanestro), foto di Fidel Castro e Del Che, bandiere cubane, foto di famosi ciclisti (molte anche autrografate), più un'altra valanga di poster non meglio identificati (ho intravisto un'immagine di Padre Pio... o era il Papa Buono?). E poi, il cuoco: una montagna di carne che indossava una attillatissima maglietta fucsia e che, al momento di rispondere al telefono, si è limitato a urlare un paio di bestemmie e poi ha riattaccato. E poi i clienti... non scherzo quando dico che sembravano tutti usciti da un fumetto della premiata ditta Magnus & Bunker: cazzo, mi sembrava di stare dentro a una di quelle osterie in cui Superciuk si trovava a sbevazzare il suo mitico vino di topi di fogna con chiodi tritati! Cazzo quello non è un posto fisico, è un non luogo, lì il tempo ha seguito un suo corso parallelo ed indipendente dal tempo che è passato per il resto del mondo. Tra l'altro, viste le simpatie politiche di Aldo, il tipo di locale, il tipo di clienti e la zona, mi viene da pensare che negli anni '70 più di un giovane esuberante, se non addirittura lui in persona si sia fermato a mangiare qualcosa da queste parti... del resto proprio lì c'erano la vecchia Pirelli e la Sit-Siemens, e infatti con il tempo ho scoperto che proprio da Aldo un giovanissimo Cofferrati organizzava le prime riunioni di fabbrica...


Da quel giorno è passato un po' di tempo, e anche se causa lontananza geografica è un pezzo che non vado più da Aldo, frequentandolo assiduamente ho elaborato alcune teorie su questo luogo/non luogo. Ma ne parleremo, forse, un'altra volta.

5 commenti:

mistress ha detto...

si potrebbe organizzare un club del gusto cavolo!

Valeria ha detto...

Portami di nuovo da Aldo, si mangia che è una meraviglia!!! E' stato proprio portandomi li che mi hai conquistata!!!

steff ha detto...

no dai non puoi dare del losco figuro al cameriere :) è il fratello del titolare, brava persona!
comunque è tutto vero, la fauna del luogo è quella!

Giacomo Brunoro ha detto...

ma è chiaro che il mio "losco figuro" è assolutamente affettuoso!!!!!!!!!!!!

Sfabix ha detto...

ma che figata!!! io lavoro in pirelli e ci sono stata un giorno a pranzo. atmosfera incredibile. ci ho riportato una sera il mio fidanzato e abbiamo cenato in due a 10 euro. fantastico.