Il Fantasma del fumetto, di Andrea Plazzi.
Un fantasma si aggira per gli scaffali delle librerie di tutto il mondo, e persino di quelle italiane. Si chiama “graphic novel” e tradotto alla lettera suona malissimo: “romanzo grafico”. È un termine ormai di largo uso anche nel nostro paese, e non è sempre chiaro cosa indichi e di che cosa sia il fantasma. Forse di un imbarazzo persistente nei confronti del fumetto?
3 commenti:
ormai devono "elevare" tutto .. .lasciamo ai fumetti lo spazio che gli appartiene!
Già, adesso addirittura i camerieri si dovranno chiamare "conviver"... roba da barzelletta!
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=55133&sez=LEALTRE
Mi ha sempre fatto ridere questo dibattito assurdo.
Ricordo discussioni infitnite su Comicus con toni da Jihad. XD
Il problema di fondo non è tanto l'utilizzo dell'espressione "graphic novel", ma il conoscerne realmente il significato: conoscere la distinzione che esiste - perché esiste - tra comic book e graphic novel.
E qui sono completamente d'accordo con Gipi, che ha sviscerato la differenza all'inizio della sua intervista barbarica.
O ancora meglio con Jeff Smith, che diceva: "[...]'graphic novel'... I don't like that name. It's trying too hard. It is a comic book. But there is a difference. And the difference is, a graphic novel is a novel in the sense that there is a beginning, a middle and an end." E' un dato di fatto però che l'uso del termine "graphic novel" sia stato utilizzato anche a casaccio, magari per definire cicli narrativi di fumetti seriali raccolti in volume (l'espressione corretta, in questi casi, è invece "trade paperback" o "TP" come scrivono i fighi. O i pigri. )
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