martedì, ottobre 14, 2008

Ancora su Valeria Bruni Tedeschi, il caso Petrella e i nostri anni di piombo in generale

A pag. 26 del Corriere di oggi c'è un'intervista a Rita Algranati, l'ultima br del caso Moro attualmente ancora in carcere. L'intervista è anche online, la trovate qui. Si tratta di un pezzo estremamente interessante e che merita di essere letto: quando a condurre un'intervista ci sono giornalisti come Giovanni Bianconi ti rendi subito conto che le cose cambiano. Mi piace sottolineare una domanda fatta da Bianconi che centra uno dei punti caldi del problema del terrorismo, vale a dire quello dell'assunzione della responsabilità delle proprie azioni nella sfera pubblica:

"[...] (Algranati) Non rinnego nulla, ma dopo due anni di militanza me ne andai per mia scelta. Che senso ha, oggi, tenermi qui?
(Bianconi) Quello di eseguire cinque sentenze di ergastolo. Lo Stato e i parenti delle vittime non hanno diritto di vedere un condannato scontare la pena, prima o dopo? [...]"

Molti ex terroristi insistono (anche giustamente) sulla sfera privata del loro percorso umano, che significa cambiamento interiore, riflessione, analisi critica di quello che hanno fatto e in alcuni casi anche pentimento. Raramente però parlano della dimensione pubblica all'interno della quale si sono svolte le loro azioni. In estrema sintesi è corretto rivendicare con orgoglio di non essere più gli stessi di trenta o quarant'anni fa e di aver maturato un processo interiore di un certo tipo, ma è altrettanto corretto rendersi conto che le azioni compiute appartengono ad una sfera pubblica che non può essere ignorata. Non è accettabile che uno faccia quello che hanno fatto i protagonisti dei nostri anni di piombo e poi dica ho chiuso con quegli anni, ho fatto una mia personale autocritica e sono cambiato. O meglio, uno può e probabilmente deve farlo, ma poi deve anche capire che quello che ha fatto comporta una serie di ripercussioni pubbliche con cui deve per forza fare i conti.

Segnalo infine, sempre nella stessa pagina del Corriere, un'intervista a Giancarlo Caselli, capo della Procura di Torino. Si parla del caso Petrella e delle dichiarazioni di Valeria Bruni Tedeschi. Riporto velocemente i punti che riassumono perfettamente la mia opinione sulla faccenda:

«Molti, ancora troppi francesi sanno pochissimo di quel che è accaduto in Italia negli anni di piombo, tuttavia si ergono a giudici del nostro Paese, anche con una certa arroganza che qualche volta sfiora la supponenza».
«Ora che alcune decisioni vengano motivate come umanitarie mi va benissimo, ma se sullo sfondo c'è la critica verso il nostro Paese che viene considerato come una terra da tenere sotto osservazione, sotto tutela, allora non l'accetto più [...]».
«[Come ignorare le promotrici e protagoniste del caso Petrella?] Due sorelle che non si sa bene che titolo abbiano per farlo... beh, hanno tanti meriti ma a parte il fatto che una è la moglie del Presidente Sarkozy, per l'altra è proprio difficile vedere qual è il titolo per occuparsi di queste cose, tra l'altro in modo non riservato».

1 commento:

viviana ha detto...

Peccato che alle vittime del terrorismo sia stato negato il "tempo necessario x fare un'autocritica" e che le loro famiglie debbano assistire impotenti a tutto questo.
mah...le Bruni proprio non le capisco..e poi se ci affidiamo a tali maitres à penser,come finiremo?
Che sarà Valeria Marini a svelarci la verità su Ustica mentre il pubblico a casa verrà invitato a votare se è credibile con un televoto?