«[...] Succedeva lo stesso per i suoi Rembrandt, che guardava ogni tanto furtivamente. E infatti, se la più bell'aria che esista diventa volgare, insopportabile, non appena la canticchiano tutti e gli organetti se ne impadroniscono, l'opera d'arte che non è priva d'interesse per i falsi artisti, che non viene contestata dagli stupidi, che non si limita a suscitare l'entusiasmo di pochi, diventa anch'essa, proprio per questo, inquinata, banale, quasi ripugnante agli occhi degli iniziati.
Questa promiscuità dell'ammirazione era, del resto, uno dei dispiaceri più grandi della sua vita. Incomprensibili successi di pubblico gli avevano rovinato per sempre quadri e libri che un tempo gli erano stati cari; davanti al plauso generale, finiva con lo scoprirvi impercettibili pecche e li respingeva chiedendosi se il suo fiuto per caso non si stesse ottundendo, non si lasciasse trarre in ingano».
[Joris-Karl Huysmans, A Rebours]
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