giovedì, aprile 19, 2007

Fiesta (ovvero i tori e le poemiche)


Jairo Miguel, un giovanissimo torero spagnolo di appena 14 anni, è stato incornato durante una corrida ad Aguascalientes, in Messico. Il ragazzo era emigrato in Messico perchè lì non ci sono limiti d'età per i matadores (per la cronaca, il matador del video è Faena de Morante a Jerez nel 2005). Tornano le polemiche sulla corrida, polemiche che non si fermerano mai e che sono ampiamente condivisibili, perchè la corrida è una tradizione barbara, violenta, sanguinaria, apparentemente senza senso. Come la vita del resto. Forse è proprio in questo che sta tutto il suo drammatico fascino.

«E per la sesta volta diede la stoccata e la spada entrò dentro. Uscì dallo scontro col corno che gli rasentò il ventre, mentre alzava le spalle, vedendolo passare, e poi si rizzò, alto e con gli occhi cerchiati, la faccia inondata, i capelli appiccicati sulla fronte, a guardare il toro mentre vacillava, cedeva sui piedi e si rovesciava... Estrasse la spada con la destra, suppongo per punirla, ma la passò nella sinistra e portandola a punta in basso, si avviò verso la barrera. La collera gli era passata. Il polso destro era gonfiato fino a diventare doppio. Lui pensava già ad altro. Non volle andare in infermeria a farsi fasciare. [...] morì quell'inverno a Siviglia con una cannula per polmone, soffocato da una polmonite che venne a liquidare la tubercolosi. In delirio rotolò sotto il letto, e sotto il letto combatte con la morte, morendo nel modo più difficile in cui può morire un uomo. Credo che quell'anno sperasse di morire nell'arena, ma non volle barare cercando la morte» (Ernst Hemingway, Morte nel pomeriggio).

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